giovedì 17 febbraio 2011

non posso?

Che impressione. Mi sento vuota, vuota come le mie ovaie.
Il riflesso del mio blocco creativo nel blocco procreativo?


lunedì 20 dicembre 2010

Scale


Quella sera scorse tranquilla, mangiando, ascoltando musica. Era a suo agio, quelle persone le piacevano anche se erano così diverse da lei. 
Non avevano un’istruzione, sembrava non si rendessero conto del mondo dove vivevano, erano più semplici, concrete. Così diverse da lei, così tanto diverse. Un’unica cosa li accomunava, ed era proprio quella che invece la allontanava dalle sue coinquiline: la passione per la musica. Loro supplivano all’ignoranza musicale che M. doveva subire ogni giorno in casa.
Il tempo passava e lei era tranquilla lì, ma era consapevole di non appartenere a quel mondo. Loro non appartenevano al suo. 
Sapeva che non l’avrebbe mai incontrati per caso nel caffè di una libreria, o la sera in un teatro, quale esso fosse. 
E allora… si chiedeva: Il giorno che me ne andrò da questa città, manterrò un rapporto con queste persone? Perché sto passando questo tempo con loro? Per non sentirmi sola, adesso? Sto buttando via il mio tempo?

Casa


Una casa, tre case, a Roma, nessuna delle tre è davvero mia. 
Una è dei miei, nell'altra sto con le coinquiline e la terza è di Carlo che me l'ha prestata, ma dentro ci sono tutte le sue cose, e la camera della bambina. 
L'atmosfera è un'atmosfera da catacombe: il letto è attaccato alla parete - sembra una cuccia più che una casa, una cuccia che si inerpica, che si sviluppa lungo il muro; e io arrampicata lassù, sul mio letto di bambina, quasi dovessi stare attaccata come una salamandra col pericolo di venire giù.  
A questa casa si accede tramite delle scale che portano sottoterra. 
Fa molta fatica fare queste scale, sai. 
E poi in queste case io non riesco mai a stare sola come vorrei. Per esempio c’è sempre Carlo, ed è casa sua e lui vi entra come e quando vuole e mi dice qualcosa e io ho paura che mi stia dicendo che la tengo troppo disordinata e invece è il contrario, che è tutta perfetta, intonsa, lamenta che non vivo la casa, che non la uso ‘Anche la camera della bambina non è stata toccata’ mi dice.
Così a Roma io posso scegliere dove dormire, la sera. Se tornare dai miei o dormire in un’altra delle mie case. Dovrei goderne e invece ho sempre la sensazione di essere sballottata qua e là, di non avere un posto dove stare bene. Devo andare ad una festa e non so dove dormirò poi, non so quale delle case è più vicina. In realtà, mi rendo conto, due di queste sono entrambe vicine al posto dove devo andare. Non vedo l’ora di andare a questa festa e di vedere gente.